Un corpo sveglio non è più un corpo. È puro sentire! Senza peso, densità, senza nessuno dentro che dovrebbe farci o non farci qualcosa. Questa sensibilità non ha bisogno di istruzioni e conferme; si adatta e trasforma continuamente sulla base del momento presente. Il movimento ha avuto per me sempre un forte richiamo, portandomi ad esplorare territori anche abbastanza distanti tra loro. Ho passato parecchi anni ad identificarmi con il mio corpo cercando di allenarlo il più possibile per acquisire sicurezza ma, nello stesso tempo, per non sentire delle ferite interiori legate soprattutto al giudizio. Ovviamente tutto questo è rimasto inconscio per parecchio tempo. Cercando di perfezionarmi al massimo evitavo sapientemente il contatto con le mie paure più profonde. Prendendo dolorosamente coscienza di questa dimensione di evitamento, grazie alla spiritualità e a vari risvegli interiori, ho gradualmente contattato un altro corpo oltre quello fisico: il corpo che definisco emotivo, quello ferito, spaventato, pieno di ansia e vergogna. Per questa ragione oggi il mio concetto di salute è cambiato radicalmente; non si tratta tanto di mangiare salutare o allenarsi bene, ma di contattare innanzitutto le ragioni che ci spingono a voler stare bene ed essere belli, performanti, perfetti, invincibili, immortali, ecc. Cosa nasconde questa rincorsa al perfezionismo? Contattare questa verità è scomodo ma può portare a un processo di trasformazione radicale. Per questa ragione, quando si associa la spiritualità al benessere, un brivido mi corre sempre lungo la schiena. Perché vogliamo stare bene? Ha davvero valore il benessere se prima non attraversa ed integra il suo opposto? Cosa ci impedisce veramente di stare bene? Cosa significa davvero stare bene? Percepire a livello sensoriale il conflitto dentro noi stessi significa contattare quel corpo sottile ed energetico di cui parlo. Tornando a me, l’approccio al corpo è cambiato drasticamente; adesso non uso la parola allenarmi ma muovermi. Con i miei clienti porto avanti gli stessi principi. Mi muovo ogni giorno senza dover per forza arrivare al limite e non lo vivo più come un dovere ma come un piacere. Ed è paradossale, perché quando parliamo di disciplina percepiamo una tensione che accompagna questa espressione. Invece la disciplina è il risultato della spontaneità e della libertà. In altre parole, quando liberi la tua creatività e smetti di giudicarti, ti disciplinerai in automatico senza bisogno di doverti forzare a farlo. Piacere (Yin) e dovere (Yang) diventano una sola cosa e non ci sarà più alcun conflitto tra “devo” e “voglio”. Stessa cosa dicasi per l’alimentazione: la paura di ingrassare o di ammalarci ci fa seguire dei regimi alimentari “salutari” che ci imponiamo e, poiché non esiste una separazione tra noi e il nostro corpo, questa tensione blocca e sabota i risultati. Ecco perché, pur seguendo tutto alla perfezione, non riusciamo ad ottenere ciò che vogliamo. Parlo sia per esperienza personale, sia perché ho lavorato parecchi anni all’interno delle palestre e seguito centinaia di persone con difficoltà e risultati che definirei magici. Conosciamo il nostro corpo? I suoi ritmi? Sappiamo di cosa ha bisogno? E soprattutto, esiste un “me” separato dal corpo? Può sembrare una domanda strana, eppure senza esitazione diciamo “il mio corpo” oppure “io ho un corpo”, senza mai interrogarci davvero su chi sia (o dove) questo “io” che ha quel qualcosa che la mente definisce “corpo”. Nell’abbandonare questi concetti separativi che creano confusione e ricontattare il corpo energetico consiste la guarigione da certi blocchi e traumi. Questo però è un argomento che merita un approfondimento che non posso descrivere qui, quindi offrirò delle linee guida. Poiché ci sentiamo a disagio con il cosiddetto corpo (cioè con noi stessi), provando vergogna e sensi di colpa, cerchiamo di compensare con attività che definiamo salutari ma, a lungo andare, ci esauriscono perché nascono dalla competizione con noi stessi. Ci forziamo così con pratiche che creano sempre più tensione, frustrazione ed esaurimento. La ragione principale per cui non ci sentiamo a nostro agio è perché percepiamo il corpo come qualcosa di separato da noi, come se fossimo un qualcuno dentro di esso che lo osserva e lo comanda come un robot. Ed è una separazione inesistente. Per comprendere cosa sia un corpo, ci siamo chiesti di cosa ha bisogno davvero? Innanzitutto di essere ascoltato non solo come qualcosa fatto di carne e sangue, ma come un contenitore di energie bloccate ed emozioni mai realmente elaborate. Questa separazione fantasiosa tra noi e il corpo (e con la vita in generale) crea ogni genere di malinteso e sofferenza. Posso davvero separarmi dal mio corpo? Posso separare le mie sensazioni da me? Posso concepire un corpo scollegato dall’ambiente? Quando riprendi contatto con le tue reali sensazioni non hai bisogno di pensare più del dovuto e nemmeno di conoscere il parere dei cosiddetti esperti: saprai cosa fare perché non ci sarà più frammentazione tra istinto, emozione e pensiero. L’intenzione sarà pura. Per arrivarci, però, servirà ripartire da zero, come se non si sapesse nulla su sé stessi, sul corpo, sui desideri, sul mondo, sulla vita e su Dio… liberare il corpo da tutte queste idee.